Il Palazzo Mediceo

Il Palazzo Mediceo fu edificato per volontà di Cosimo I dei Medici, duca di Firenze, tra il 1561 e il 1565, come residenza temporanea del duca durante le sue frequenti visite alle miniere di argento del Bottino ed alle cave di marmo. Dall'architettura semplice, quasi severa di villa rustica fortificata, è stata per molti anni la residenza estiva dei Medici, degli Asburgo-Lorena, Francesco di Lorena vi stabilì la sede amministrativa ed il magazzino delle miniere della Magona Medicea, e di altre facoltose e nobili famiglie toscane. Con il Regno d'Italia il palazzo divenne sede del Municipio e tale rimase fino al 1967.
Dal 1982 il Palazzo Mediceo di Seravezza è sede di importanti esposizioni di arte moderna e contemporanea. Nel 1985 nei locali del piano terreno è stata trasferita la Biblioteca Comunale "Sirio Giannini", dove ha sede anche l'Archivio Storico Comunale pre-unitario (i cui documenti datano dal 1545 o 1570??) e post-unitario, mentre al secondo piano è stato inaugurato nel 1996 il Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica, che occupa otto sale e due saloni e che consta di circa duemila oggetti che si riferiscono alle attività economiche e tradizionali della Versilia Storica.
Attualmente, a piano terra è allestita la Biblioteca Comunale Sirio Giannini e l’Archivio Storico, dove sono conservati documenti a partire dal 1570, nelle sale del primo piano del palazzo vengono allestite numerose mostre temporanee, mentre il secondo ospita in modo permanente il Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica,
Di fianco al Palazzo c'è una cappella, da tempo sconsacrata, edificata al tempo della Granduchessa Maria Cristina di Lorena, succeduta al marito Ferdinando I nel 1609.
Dello stesso periodo il pozzo al centro dello splendido cortile interno, con una vera ricavata da un unico blocco di marmo bianco con colonne e architrave sormontato da un trofeo raffigurante una trota che una leggenda popolare vuole che sia la copia di quella pescata nel 1603 da Maria Cristina nel torrente Vezza, in prossimità della chiesa di San Paolo a Ruosina.
Tra gli edifici di pertinenza del Palazzo, segnaliamo le ex scuderie, in seguito utilizzate come magazzino della R. Magona del ferro, che divennero, nella prima metà dell’Ottocento, il Teatro dei Costanti, con arredi e strutture di particolare pregio ed eleganza; ceduto all’Ente Nazionale Dopolavoro negli anni venti del Novecento, passò successivamente all’ENAL e finalmente, negli anni ottanta rientrava in pieno possesso del Comune di Seravezza. Oggi, completamente restaurato, è sede di un teatro e di uno spazio espositivo.
A fianco del Palazzo, lato fiume, si può ammirare un interessante edificio industriale, che sorge nell’area dove erano posizionate le antiche peschiere per l’allevamento delle trote, visibili nella lunetta di G. Utens; utilizzando l’energia fornita dall’acqua che alimentava le peschiere, furono costruiti nel 1788 una ferriera e un distendino della Magona granducale. Nel 1847 l’inglese Guglielmo Walton edificò la grande segheria tutt’ora esistente, che diventò proprietà Dalgas, poi Robson e infine Pellerano, per essere definitivamente chiusa dopo la disastrosa alluvione del 1996.
L’immobile è stato acquistato, nel 1999, dalla società ARTCO per diventare un luogo destinato alla creazione di opere di scultura contemporanea e alla diffusione della cultura grazie all’attività della Fondazione ARKAD.
La sala dei coppi e l’Antiquarium
All’interno del Palazzo è possibile visitare l’esposizione dei coppi (secc. XIV – XVI) ordinata nella cantina, a cui si accede dal salone del piano terreno: si tratta di un’importante raccolta di coppi da olio e per la conservazione di granaglie, che sono stati rinvenuti nelle volte del primo piano durante i lavori di restauro. I coppi erano stati utilizzati come materiale edile per il riempimento delle volte.
Nella stessa stanza sono stati recentemente adagiati i resti ossei rinvenuti durante i lavori di scavo per l’alloggiamento dell’ascensore nel 2002. Dalle analisi effettuate si è scoperto che le ossa appartengono ad un uomo di circa 35 – 40 anni, di umili origini e vissuto tra il 790 d.C. e il 1000 d.C.
Le ultime analisi hanno aggiunto importantissime informazioni sulle sue origini e sui motivi della sua sepoltura in un luogo a quel tempo desolato e inconsueto.
L’individuo, dalla corporatura gracile e con cranio allungato e relativamente largo, appartiene ad un tipo umano che si registra solitamente nelle popolazioni della Centro e del Sud Italia collegate alle alture. Dall’analisi degli arti inferiori emerge, tuttavia, un forte sviluppo della muscolatura legata alla deambulazione. Si cibava di derivati del frumento, sotto forma di pane o focacce, che poteva essere consumato anche da chi è in viaggio. E’ infatti poco credibile l’ipotesi che si tratti di un abitante del luogo dato che egli avrebbe trovato, per la pietà parentale, sepoltura in una chiesa o in una cappella consacrata nei dintorni della città. L’ipotesi più probabile è quella che si tratti di un pellegrino di passaggio sulla vicina via Francigena, che, una volta deceduto, fu sepolto in questo luogo perché forestiero e sconosciuto.
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