Maccari. La Commedia nell'arte
dal 7 Luglio 2013 al 8 Settembre 2013
Luogo: Seravezza - Palazzo Mediceo

La Commedia nell'Arte
Mino MACCARI
Inediti e rari | 1920-1978
A più di vent’anni dalla scomparsa di Mino Maccari (Siena, 24 novembre 1898 - Roma, 16 giugno 1989), l’esposizione “La Commedia nell'Arte”, Omaggio a Mino Maccari, (Disegni acquerelli, pastelli, dipinti e incisioni), presenta circa novanta opere in gran parte inedite.
Oltre a Marco e Francesca Maccari hanno collaborato alla scelta delle opere del grande artista toscano, Nemo Galleni il suo assiduo e fedele torcoliere, nonché Piero Pananti e Giuseppe Nicoletti. A quest’ultimo si deve la supervisione dell’intera rassegna e la presentazione biografico-critica al catalogo della mostra che reca pure, per le cure di Diana Ruech, della Biblioteca Cantonale di Lugano, una interessante appendice documentaria.
Quel che stupisce è che Maccari non si ripete mai! I suoi personaggi noi li conosciamo bene: soldati, commendatori, avvocati, preti, marionette, e soprattutto donnine, donnine interrogate da poliziotti, scelte da protettori, difese da avvocati, che assistono con le amiche a una sfilata di uomini allineati, che turbano adolescenti, o ipnotizzano lo sguardo severo e apparentemente distaccato del pittore, pronte a prendere il volo e roteare nei sogni dei banchieri […] Ma la sua mano cerca sul foglio ogni volta direzioni nuove, non segue impronte, non ripete calchi, il bianco del foglio o della tela per lui è sempre un’avventura. Gli azzurri di Maccari non appassiscono nelle occhiaie delle mondane, l’orizzonte oscurato brucia d’incendi sempre nuovi, e dove sembrano spenti il fuoco dorme sotto la cenere. (Alessandro Parronchi)
E' possibile essere presenti per settant'anni nella cultura di un paese, raccontarne le mode e i regimi, senza ripetersi mai? Mino Maccari ci è riuscito. Aveva diciannove anni quando partecipò alla Grande Guerra come ufficiale d'artiglieria di campagna (“un campagnino”, diceva lui), il che gli avrebbe lasciato un lungo orgoglio di cavallerizzo. Ne aveva ventiquattro alla marcia su Roma, un'avventura da boy scout cui si mescolò al grido di “Roma o Orte”, per sfuggire (ricordava) alla noia di Colle Val d'Elsa. Ne aveva ventisei quando diede vita al “Selvaggio”, la rivista che percorse per intero l'era facista, tra fantasmi e risate di scherno, disinganni e ramanzine, indignazioni e prese in giro, lasciando di quel periodo una parodia ricca e (contemplata oggi) tutt'altro che fatua o divagante. […] Del tutto personale è il talento di Maccari nel pronosticare l'impossibile. In questa veste di augure non appare catastrofico, ma non emerge certo come un idolatra del progresso. La sua vena parodistica si affila come un'arma. Se ne accorse il pittore ebreo-americano Ben Shahn, che nel 1964 gli dedicò uno scritto affettuoso e garbatamente ammirativo. Supponendo che il collega italiano, “abituato ai piccoli centri urbani dove conosce tutto il vicinato”, avesse paura di recarsi negli Stati Uniti, Ben Shahn commentò: “Ritengo che dovremmo essere noi ad impressionarci. Maccari lavora con il coltello”. Basta vedere – aggiunse – in che modo ha inciso sul “corpo politico, civico, sociale, intellettuale e artistico” dell'Italia. (Nello Ajello)
[…] Maccari, senza facili evasioni nel manierismo culturale o nell'assurdo avveniristico, sa, a modo suo, stare in mezzo alla gente del suo tempo, ricevendone, gomitate e cattivi odori a dir poco, e uscirne al momento giusto per cavarne la più allegra e, a tratti, malinconica delle “poesie” pittoriche contemporanee. (Chiamavano “poesie” i veneti del '500 i quadri di soggetto vago, un po' fantastico). (Attilio Bertolucci)
[…] La scelta che viene qui proposta include una serie di fogli di cui il più antico risale al 1926, il più recente all'anno scorso, 1984. E' un arco che si svolge lungo un sessantennio, quello che comprende l'ultima fase della formazione, l'età matura e il capitolo che, nel caso di Mino Maccari, non può in alcun modo venir battezzato come estremo, finale e, meno che mai, di vecchiaia. Sull'eccezionale lucidità d'occhio e di mano, sull'acutezza mentale e percettiva di questo inesauribile esploratore visivo non è necessario indirizzare il lettore con commenti o discorsi espositivi: ogni singolo pezzo si propone come testimonianza di un rapporto tra pensiero e spazio del foglio bianco, tra occhio e mano, tra emozione e penna o lapis, che si svolge con una immediatezza talmente diretta, sensibile (e, soprattutto stringata, senza ridondanze nè concessioni) da aver toccato quasi sempre una sorta di finale macerazione, quasi di sigla. (Federico Zeri)
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Palazzo Mediceo | Palazzo Mediceo di Seravezza (LU)
7 luglio - 8 settembre 2013
Orario: dal lunedì al venerdì 17.00/24.00; sabato e domenica 10.30/12.30 e 17.00/24.00.
Biglietto d'ingresso: intero Euro 6,00 ridotto Euro 4,00
RIDUZIONI: over 65; ragazzi 9-18 anni; gruppi di almeno 10 persone; insegnanti o studenti di ogni ordine o grado, dietro esibizione di un documento; militari e iscritti ad associazioni combattenti e reduci; soci Touring Club; possessori di Carta Civis. OMAGGIO: Studenti delle scuole che prenotano la visita guidata; Bambini al di sotto dei 9 anni; Diversamente abili e accompagnatori.
INFO: Fondazione Terre Medicee – tel. 0584/757443 | info@terremedicee.it
Luogo: Seravezza - Palazzo Mediceo
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